La tecnologia, uno strumento per arrivare al cuore
Batterista, compositore e produttore, il francese Sebastien Brun naviga tra improvvisazione libera, musica contemporanea ed elettronica. Munito di batteria, scheda audio e un modulare, Seb realizza un nuovo album, Ar Ker, uscito il 12 giugno 2020 per le etichette discografiche Carton Records, Coax Records e Maison Tempête. Il titolo del disco deve il suo nome al prefisso regionaleKer che significa luogo fortificato, castello, cittadella, villaggio e infine dimora.
Nella musica di Brun l’elettronica occupa ovviamente un posto importante, essa viene utilizzata come estensione dello strumento, combinandola con le trame acustiche per ottenere così una batteria ruvida e singolare.
Dopo la brevissima Prelude, una semplice registrazione da campo che funge da intro, con Bob Zarkansyel (Zanmari Baré) Brun lavora di ripetizione, accompagna la sua voce con una delicata marimba, il tutto servito come un mantra, un canto tradizionale contestualizzato ai giorni nostri, soprattutto nella parte finale della canzone dove prende piede una tensione elettronica sulla quale il francese suona in loop il tom prima di dar vita al ritmo sincopato e tribale di Ker.
La terza traccia mostra il lato sciamanico e mistico: la batteria diventa una mitragliatrice che coopera con il modulare, tessendo un tappeto poliritmico di altissimo livello che profuma di jazz-core.
Con Koroll la componente elettronica e quella acustica si fondono in una traccia di terrorismo sonoro, la violenza del modulare debordante di suoni metallici si sovrappone alla devastante miscela esplosiva della batteria. Segue Empty, potente e precisa, dove il suono della batteria viene sostenuto dall’elettronica distorta. Il gran finale è affidato agli otto minuti di Frozen durante i quali l’elettronica minimale è accompagnata dai sussulti improvvisi della batteria che improvvisamente accelera, uno scontrarsi tra le due entità che genera una dinamica conflittuale.
Trame ossessive e ipnotiche fanno di Ar Ker un disco coraggioso, un tribalismo moderno dall’attitudine energica.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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