Sébastien Guérive: il ruolo essenziale della luce
Obscure Clarity è un ossimoro, ossia una figura retorica formata da due o più parole dal significato opposto, ma è anche il titolo del nuovo album del compositore francese Sébastien Guérive, un viaggio ai confini tra elettronica contemporanea, neoclassica e ambient.
Diversamente dall’album d’esordio, Omega Point, in cui il nostro si cimentava in un lavoro dark ambient ispirato alle colonne sonore dei film di fantascienza; questo secondo lavoro fonde scure tessiture sonore con momenti più intimi, giocando sui contrasti e sulla dimensione spirituale della sua musica.
Già dal primo brano On The Inside Guérive mette subito le cose in chiaro: la potenza dell’orchestrazione degli strumenti acustici con gli slanci di una scrittura neoclassica crea un dialogo con l’ascoltatore. Un brano in cui l’equilibrio tra parti elettroniche e parti acustiche è pressoché perfetto.
Il singolo Prana spicca per lo spirito esplorativo di Guérive, una delle sue registrazioni più giocose, uno spazio cosmico senza tempo nel quale s’incontra l’epicità cinematografica di una colonna sonora con le avvolgenti melodie degli oscillatori. Nonostante la sua portata ambiziosa, la composizione si rivela accessibile e di facile comprensione.
Daydream è un flusso composto da ritmi caldi e martellanti, svolazzi acustici e cambiamenti tonali improvvisi, una produzione inebriante alla Tycho tanto da mantenere alta l’attenzione dell’ascoltatore.
Obscure Clarity II dimostra la sua propensione alla tranquillità dilatando i lussureggianti flussi di synth, mentre gli oscillatori che si sovrappongono rivelano l’aspetto più seducente della musica del francese.
Non manca un audace momento di oscurità, Dukkha riprende i palpitanti impulsi cinematografici del disco prepotente riproponendoli in un brano che suona maestoso, legato allo spirito del rock progressivo.
Incentrata su una tavolozza in gran parte elettronica, Obscure Clarity potrebbe non essere il disco strumentale più ambizioso da ascoltare tutto l’anno, ma suona terribilmente bene. Nonostante ciò Sébastien Guérive continua a comporre la colonna sonora di un film sul ruolo essenziale della luce nello sviluppo della vita.
/p>
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
Commenti recenti