Tra Luce e Oscurità
È un prestigioso connubio tra musica tradizionale norvegese ed improvvisazione jazz il nuovo album intitolato Lys / Mørke (Luce/Oscurità) del musicista contrabbassista Sigurd Hole, autoprodotto e pubblicato il 14 febbraio 2020; registrato all’aperto su un’isola nella parte settentrionale della Norvegia, è un viaggio musicale filosofico e minimalista sull’ascolto della natura, presentato in anteprima nella Weill Recital Hall alla Carnegie Hall di New York il 3 febbraio, è in realtà un doppio album.
Parte vitale della scena musicale norvegese negli ultimi dieci anni, sia come parte di diversi gruppi jazz sia attraverso il suo lavoro legato alla musica popolare norvegese, Sigurd è anche stato nominato per il Norwegian Grammy due volte negli ultimi anni. Influenzato dal minimalismo classico, dalla sua eredità musicale norvegese e dal suono del flauto giapponese Shakuhachi, esplora il contrabbasso come medium del suono, creando più spesso movimenti meditativi che ricordano immagini astratte di suoni e oggetti diversi in natura, per forgiare una risposta ai quesiti sul nostro clima e alla crisi ecologica. Con il batterista Jarle Vespestad e il violinista Håkon Aase, Hole forma il suo trio nel 2015 (Sigurd Hole Trio); l’album di debutto Encounters del 2018 avvia il mix unico di tradizioni musicali orientali e occidentali attraverso importanti partecipazioni a festival norvegesi e tournée in Germania, Belgio, Olanda e Stati Uniti.
Diciotto composizioni che partono dal rotante fresco e stridente Lys, lo sviluppo armonico davvero sorprende ed invita all’attenzione, il suono indagatore e flautato di Yngeldans precede il tintinnio magico di Duggdråper, Hole così realizza il parallelismo magico. Le onomatopeiche direzioni e i nidi d’archetto pullulano e ronzano, giochi d’armonici superiori facilitano il cesello di sogni e scherzi di corda.
Il bellissimo Skygge accarezza l’inizio dell’accordatura orchestrale, pare sommesso ma poi maestoso, le dispersioni calcolate di Havsang, fugaci melodie spezzate all’ottava anticipano gli elementi di profondità sinuose e flautate, morbidissime e ancestrali, al pari di echi di salti cadenzati e sospesi, qui germoglia il tremolo corale ed inquieto di Årringer (Mørke) che prepara lo scricchiolio e sfregamento frementi di Varde, verosimil erotico. L’assolo Horisont così lirico e seducente fagocita il lento Ritual, percorrendo moti accordali e complessi fino a zampilli di armonia si giunge quasi inaspettatamente alle quiete note di Epilog, languide e tenute, perché giacciono stabili le sostenute “sostanze” emotive.
Nata ligure ma di origine ispanico salento romana, classe ’67, diploma di conservatorio, corista e solista in diverse formazioni, insegnante, arrangiatrice ed improvvisatrice jazz, al momento.
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