La percezione delle sfumature di Sin Fang
Lost In Traslation
Not too fast not too slow, not too loud not too quiet: questa è la descrizione che l’islandese Sin Fang dà del suo nuovo lavoro in studio Sad Party. In uscita l’8 novembre 2019 per la Morr Music, l’album è stato concepito in tre settimane in uno studio di legno a Reykjavík; luogo già conosciuto dall’artista, nel quale egli ha potuto seguire il flusso di coscienza giusto e naturale per la composizione dei suoi brani. Sad Party è il risultato di improvvisazione in jam session e di sperimentazioni musicalmente avanzate, tutto concentrato nelle scelte dell’artista, dopo collaborazioni importanti come quella con Sòley.
L’inizio del disco è affidato alla caldissima e molto ipnotica Planet Arfth, un pezzone che ascoltato in cuffia manda letteralmente in trans. Seguono le atmosfere lentamente funky di Hollow, i ritmi crescenti di No Summer e la dimensione che più affascina, ovvero quella creata da Goldenboy Is Sleeping, un brano che esplora l’elettronica ai limiti dello psichedelico. Dopo una ballata un po’ rock, Never Who I Wanna Be, l’album si chiude con brani sospirati come Cloudjuice e Constellation, un pezzo quest’ultimo al sapore di Bowie. Anche se affidato ad un solo brano, effettivamente il consiglio di ascoltare in cuffia è esteso a tutto l’album, proprio per essere travolti al meglio da tutte le sfumature stilistiche dell’artista islandese.
Sin Fang è un artista concettuale, sguardo fisso e voce suadente a tratti mono-nota, approda sulle coste di vari generi, rendendo l’ascolto di Sad Party sempre diverso. Insomma, a tutto rimanda tranne che a qualcosa di triste, come potrebbe suggerirci la traduzione del titolo. Certo, scavando nelle tematiche, oltre che nelle intenzioni, le confessioni di Sin Fang sono forti e d’impatto e non vanno sottovalutate solo perché ‘coperte’ da una ricerca dei suoni sofisticata e profondamente innovativa.
Il mio nome è Mary, sono nata nel 1990. La città da cui vengo è Sessa Aurunca, una collina tra Lazio e Campania; la città che ho scelto è Napoli, dove mi sono laureata in Scienze Politiche e dove scappo sempre, ogni volta che posso. Adoro cucinare e avere un bicchiere di vino in mano. Ho sempre scritto per amore, per me stessa, perché non conosco un altro modo per parlare di ciò che nella vita è importante, delle mie passioni, dei miei dolori. Molto semplicemente non conosco un altro modo per parlare della mia anima: ecco perché scrivo di musica.
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