Lo sfuggente ambient-drone degli Slow Reels
Arriva l’esordio discografico per gli Slow Reels, duo che combina l’amore di Ian Hawgood per i registratori a nastro e i sintetizzatori vintage con le melodie e con le ricche texture digitali del sound design di James Murray, entrambi già attivi singolarmente.
Farewell Islands, uscito il 13 marzo 2020 per Morr Music, è un album avvincente che coniuga landscape creati con droni e alte frequenze con l’ambient minimalista.
Dal carattere cinematografico e decadente, le quattro suite che compongono l’album possono essere intese come un “unicum” dal sound monolitico e intenso. Un flusso continuo e irrefrenabile dalla forza espressiva disarmante, una sorta di narrazione senza parole che fa capo a un suono stratificato imponente e allo stesso tempo struggente.
Un brulicare di feedback si poggiano su un manto di droni atmosferici in Miya. La prima traccia è un imponente muro sonoro dilatato pronto a esplodere, con la capacità del duo di descrivere luoghi e atmosfere tali da accostarli al maestro Irisarri.
Nel secondo episodio, Lakka, l’atmosfera si fa ovattata e rarefatta, un rumore balbettante inaspettatamente avvincente. La “nuvola sonora” gioca con l’ampiezza e la densità dei grani, ottenendo come risultato finale della sintesi granulare un suono avvolgente.
L’ultima Farewell è una commistione tra elettronica e classicismo: negli otto minuti e trentadue il duo si concentra sulla delicatezza elettroacustica sviluppando armonie morbide e sognanti, impalpabile l’uso delle chitarre quanto il flebile utilizzo dei synth che vanno a ricreare una situazione di pace intrinseca, quasi statica, data dal ritmo lento della produzione.
Amanti di William Basinski, Rafael Anton Irisarri e Benoît Pioulard, fatevi avanti, Farewell Islands è sicuramente un disco che fa al caso vostro, quattro paesaggi elettronici ultraterreni che sembrano sibilare, deformandosi attraverso la sintesi granulare. Un lavoro che colpisce per la compattezza sonora e per la chirurgica cura dei dettagli del duo.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
[gs-fb-comments]
Commenti recenti