Snowdrops: la connessione tra eredità classica e visione moderna
Sono trascorsi dieci anni dalla nascita degli Snowdrops, ma il collettivo fondato da Christine Ott e Mathieu Gabry continua a dimostrarsi sorprendentemente attivo, dando vita a un nuovo capitolo della loro carriera. Rilasciato tramite Gizeh Records, Singing Stones (Volume 1) rappresenta il primo di una serie di composizioni che celebrano il ritmo lento e il suono dilatato.
Otto brani in cui la musica classica si fonde con la musica da camera, realizzati dal collettivo impegnato nello sviluppo di timbri analogici e acustici. Queste composizioni esplorano stili che sono a volte intimi, intensi, narrativi o sognanti, e talvolta racchiudono tutte queste qualità insieme.
In apertura Corridors è dedicato al regista thailandese Phuttiphong Aroonpheng, per il quale gli Snowdrops hanno composto le colonne sonore dei suoi primi due lungometraggi, Manta Ray nel 2018 e Morrison nel 2023. Il brano si distingue per i toni calmi e meditativi delle melodie eseguite dall’Onde Martenot, accompagnate da una densa coltre di droni.
Crossing è uno dei due brani principali che costituiscono il fulcro di Singing Stones (Volume 1). In diciannove minuti, gli Snowdrops riescono a coniugare una vasta gamma di influenze, spaziando dall’ambient jazz all’elettronica barocca. Melodie eteree e armonie complesse, creando un’atmosfera incantata e coinvolgente con la parte finale caratterizzata da coda poliritmica, ripetitiva e mistica, che porta l’ascoltatore in un viaggio sonoro unico. Questo pezzo è capace di trasportare l’ascoltatore in un viaggio in cui i diversi scenari sonori offrono un’esperienza di ascolto davvero avvolgente e memorabile.
L’altro momento cardine dell’album è Arctic Passage, un brano dai toni cupi che evoca una traversata notturna tra i ghiacci. È un ascolto attivo delle vestigia naturali del nostro mondo e di tutto ciò che potrebbe scomparire. L’Onde Martenot, combinato con il pianoforte e una ghironda elettrica, crea un inquietante moto ondoso che mette in luce i temi dell’impermanenza e del cambiamento.
L’album si conclude con Dreamers, uno scoppiettante dialogo tra l’Onde Martenot e il piano nel quale si fa largo la fisarmonica di Bartosz Szwarc a smorzare i toni.
Ascoltare Singing Stones è un’esperienza straordinaria: si tratta di un album complesso che si svela gradualmente, offrendo un ascolto emozionante e profondamente gratificante.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.