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Gli Space Aliens From Outer Space ci portano il loro messaggio cosmico

Prodotto da Escape From Today e dalla Cheap Satanism si chiama Nebulosity, il nuovo album degli Space Aliens From Outer Space, band torinese con membri di Coypu, Lame, Gianni Giublena Rosacroce e Frammenti, autori di psych, space-rock, prog-rock aventi origine: “[..] nella parte più lontana del cosmo, portano il loro messaggio cosmico attraverso galassie sconosciute al pianeta Terra, la Via Lattea e oltre, armati di sintetizzatori, sequencer e effetti nebulari navigano su una coda di cometa psichedelica tra Ziggy Stardust, Tangerine Dream e John Carpenter su un arazzo di fantascienza di film sci-fi B anni ‘50”.

Partendo da accordi trionfali in modalità minore Asterism apre l’album con un importante minutaggio per accogliere tematiche sonore sul giro accordale principale, dove si affacciano secondo tema e sostanza vocale; sfumature quasi jazz e ritmica prevalente modellano l’atmosfera di ricerca con un finale ben sottolineato.

A tutto volume Trajectory si identifica dichiarazione sonora di ampia scrittura, collegamenti e divagazioni mediorientali strumentali; davvero bello il tema all’incipit, molto efficace il timbro liturgico sullo sfondo, elaborazione finalizzata allo sfoggio, godibile ed esteso.

L’arpeggiatore denso e compatto crea spazio dinamico in Entanglement, timbri lirici in contrapposizione per un’atmosfera duttile, il tema bianco nitido in risalto e in opposizione protagonista della scrittura.

Lo stacco ritmico dei migliori anni ‘70 terrestri per la Propulsion che guarda oltreoceano, divertente impasto timbrico per questa sterzata retro in modalità prog-rock; alla timbrica blues si rifà Into The Nebula, multipli e rapidi cambi di contenuti, assoli ritmici, svuotamenti sonori, batteria ardita mentre temi dark sbucano dalla tastiera.

The Outer Realms esprime velocità e ritmo del basso, frange di accordi, sbalzi tonali di andata e ritorno, ribattuti, a significare inquietudine e insistenza disseminate sul tracciato vocale, drum a sostegno di cambi ritmici in evoluzione rapida, pezzo energizzante lanciato sul finale.

Tratti di savana afro tribali nella giungla sonora di Particle Horizon corredata di inserti sonori nitidi e taglienti che si piegano al melodico assolo flautato dominante.

Linea tesa nell’ultima Starchaser, densa ritmica e accenni descrittivi si accavallano per un’esplosione generosa del tema, variazioni in tonalità vicine e lontane costellate (è il caso di dirlo) da appendici di timbri come addendi di un battere finale placidamente rallentato.




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