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I Have Been Here, segnare la propria presenza con la musica

La domenica pomeriggio è fatta per la nostalgia, è un momento perfetto per perdersi in un ricordo, lasciarsi andare ad una memoria vaga, farsi trascinare da una musica ipnotizzante verso un universo interiore lontano, remoto. La domenica pomeriggio è un buon momento per ascoltare Stefania Avolio e il suo nuovo disco: I Have Been Here, uscito il 28 marzo per l’etichetta New Model Label.

I Have Been Here, è un progetto nato con il desiderio di raccogliere, e custodire, in musica i luoghi e le esperienze che hanno segnato il percorso dell’artista veronese negli ultimi anni, da quando nel 2022 ha pubblicato Roots Of Rebirth. Dalle montagne innevate della Lessinia alle coste di Brighton, fino alla potenza della natura islandese, nei dodici brani che compongono il disco c’è il racconto di un viaggio non solo geografico, ma anche interiore. Ogni traccia è una storia, un frammento della sua esperienza tradotto in musica e rielaborato per essere goduto, interiorizzato, dall’ascoltatore.

I Have Been Here è un disco dalla forte identità alternative pop, nella quale convivono elementi di modern classical creando così un ponte tra il contemporaneo e il classico: elementi diversi ma non in contrapposizione che esprimono l’intento di Stefania Avolio di voler creare un’estetica universale capace di dialogare con i luoghi diversi della terra.

Il disco inizia in punta di piedi con il brano Goosebumps, che già dal titolo e dall’intro vuole attirare la nostra attenzione, chiedendo concentrazione, per l’ascolto dell’intera opera. Fin da subito, tra i pattern dei synth si erge predominante la voce cristallina, calda ed eclettica di Stefania Avolio capace ora di affascinare con la sua tecnica e di rapire con il suo ritmo.

Help me si presenta con un ritmo leggermente più incalzante e un suono maggiormente ricco di elementi presi dall’elettronica. Il tema qui è quello del ricordo, del viaggio a ritroso nella propria mente, prima disperato e poi ricco di speranza, alla ricerca di un presente rassicurante come lo era il passato.

Segue White Veil, un brano basati principalmente sulla sovrapposizione di più voci registrate da Stefania Avolio, che vanno a creare un eco ricco, voluttuoso, che avvolge interamente l’ascoltatore, quasi accompagnandolo per mano lungo l’ascolto.

Childhood Memories è un brano decisamente più sperimentale che si diverte a giocare con i cambi di ritmo. In Mirror la voce di Stefania Avolio lavora con più estro e abilità, dando sfoggio della propria qualità. Icelandic Wind, invece è una traccia che con la sua atmosfera e sonorità ci immerge interamente nella fredda, ma affascinante, natura islandese, lì dove è possibile capire la meraviglia del mondo e la sua grandezza armoniosa confrontata con la nostra individualità.

Oltre alla voce, l’arma principale di Stefania Avolio co-protagonista di I Have Been Here, sono le melodie di pianoforte sempre presenti nei suoi brani, specialmente negli intro, e che hanno il compito di imporre in qualche modo il mood della traccia.

I Have Been Here è un disco dall’ottima costruzione e dalle buone qualità tecniche, un ascolto piacevole dotato di una propria identità ben definita e un messaggio condivisibile. Unica pecca: ad un ascolto ripetuto risulta prolisso e al suo interno non vi è una vera traccia, se non Goosebumps, che si imprime bene nella mente dell’ascoltatore. Un disco lodevole, ma che necessita di molta attenzione per essere apprezzato pienamente: insomma, non adatto a chi desidera musica da intrattenimento.



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