Steve Von Till, ex-leader dei Neurosis, e il suo viaggio intimista
Barba lunghissima e sguardo perso nel vuoto, Steve Von Till ci guida nel suo viaggio introspettivo No Wilderness Deep Enough per l’etichetta Neurot Recordings.
Steve, questa volta, impiega la sua mente in un’esperienza fuori da un percorso già calcato, buttandosi a capofitto in una narrazione sentimentale dai toni più cupi. Un’esperienza che da un decennio, scompone e rimescola il suo passato da musicista.
La sua voce, graffiante e baritonale, fa a cazzotti con una composizione classica, dai risvolti elettronici e sintetici, in un disco-concept di sei tracce tra lineamenti ombrati ora, luminosi poi.
C’è uno sguardo naturista di rilievo, come se un pittore si ritrovasse a dipingere quadri esclusivamente paesaggistici, da alberi nei boschi a cieli tempestosi, ma musicati.
Capofila, Dreams of Trees , è un pezzo in cui la graffiante voce si miscela sapientemente con archi sognanti ma briosi, mentre si prepara un rombo pregnante di pioggia che attraversa l’intero pezzo (The Old Straight Track).
Dal sound più electro è la susseguente Indifferent Eyes che si snocciola sinuosamente tra le pieghe di un synth in repeat, sino alla toccante quanto lunga Shadows on the Run.
L’album si muove con disincanto poetico, la cui pietra angolare è costituita da strutture di pianoforte in combinato col violoncello di Brent Arnold ed il corno francese di Aaron Korn.
Un tassello della sua carriera solista che volta le spalle, da anni ormai, a musicalità sludge-metal, ma conservando rilievi apocalittici e gotici.
La narrazione di tutto l’album è profonda, all’interno si rinvengono crisi esistenziali e cupi pensieri. Vien proprio da pensare che cosa sia passato nella mente del maestro, dalla quale provengono misture criptiche dai toni più noir, il tutto in un calderone folk-ambient di tutto rispetto!
Classe 93, laureata in giurisprudenza, specializzata in criminologia. Praticante avvocato, scrivo di politica e di diritto su diverse testate. Sono campana ma mi sono trasferita a Padova.
Sono appassionata di musica, suono il piano ed in passato ho suonato malissimo una sgangherata Soundstation mancina.
I miei generi preferiti sono il rock alternative, lo stoner e la musica classica. Sono stata una metallara nell’adolescenza, divorando con disinvoltura i dischi degli Slayer.
Il mio compositore preferito è Prokofiev ma se la gioca con Shostakovich. Amo Elliot Smith ed ascolto con “diligenza da scolara” cose che non conosco. Normalmente sono una tipa che si appassiona con facilità.
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