Strands: il ricordo dei viaggi passati
Non potendo viaggiare a causa delle restrizioni della pandemia, Stephen Shannon in arte Strands ha iniziato a stilare un elenco dei posti in cui voleva ritornare. Per ogni luogo ha creato un brano dando vita a Inner Spaces, un album che parla di ricordi e di tutti i suoi viaggi passati.
Il compositore e produttore di Dublino ha rispolverato i suoi sintetizzatori vintage (un Roland Juno 60 dei primi anni ’80, il Roland SH 101 e il Moog Voyager) per le linee di basso, per disegnare i sentieri e i paesaggi della campagna della contea di Wicklow in Irlanda.
Inner Spaces, pubblicato da Remote Town, celebra la gioia, la solitudine e l’incertezza degli ultimi tempi, un’ode alla terra, agli spazi che tutti abbiamo perso e al potere della musica di farci viaggiare.
La vista panoramica dal Kitture è riprodotta attraverso l’uso dei sintetizzatori stratificati i quali creano un’atmosfera eterea, l’utilizzo degli oscillatori danno movimento ad una traccia sapientemente influenzata dall’ambient, dal post rock e dal downtempo. A seguire Sugarloaf è un ascolto distensivo e multistrato, una trama calda e corposa, un fluire melodioso di sintetizzatori impreziosito da una ritmica elegante che contribuisce nella creazione di un’architettura sonora sinuosa.
Introdotta da una ritmica dance, la quarta traccia Lobawn è un tuffo negli anni Ottanta. Spicca nell’arpeggio di apertura il suono del Roland SH 101 ad evidenziare il carattere propulsivo della traccia adatta sia ad un ascolto in cuffia che da ballare in pista.
Con Tay ci immergiamo in un mozzafiato lago di montagna: la settima traccia è proiettata verso un suono pulsante e vivido, emerge un suggestivo landscape nato dall’incrocio tra ritmi e melodie sognanti.
Inner Spaces è un ascolto radicato nella natura nel quale convivono frammenti pulsanti con altri meditativi, insieme danno vita ad un magnifico viaggio che rimette in contatto l’ascoltatore con l’esterno.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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