Suura: un‘esplosione di sabbia
Non ami le categorie e le etichette? Per te la musica si divide semplicemente in buona e cattiva? Se le tue risposte sono affermative allora ti consiglio vivamente di ascoltare Stuve, il nuovo album dei Suura, quartetto nato con l’intento di riuscire a convertire immagini ed esperienze in suoni.
Fondata da Nicolas Van Belle (chitarre, bouzouki, voce), la formazione composta da Emanuel Van Mieghem (contrabbasso) Benjamin Hermans (sassofono e clarinetto) e Stan Maris (fisarmonica), supera i confini dell’improvvisazione per ottenere attraverso il dialogo tra suono e silenzio delle riflessioni acustiche.
L’album, registrato dal vivo durante la residenza dei Suura nel novembre del 2022 al Nona di Mechelen, si sviluppa a partire dal concetto dell’esplosione di sabbia (suono) che si diffonde nell’aria sotto forma di onde sonore. Poiché questo esplodere frammenta la struttura musicale, la musica assume più grana e suona più distesa rimanendo comunque riconoscibile anche a distanza.
L’album si muove come una marea dalle oscillazioni periodiche, un’unica ampia macchia che si dilata e si ritrae come in apertura con Lumro. La prima traccia è una nebulosa suite di archi e fiati vibranti capaci di creare droni avvolgenti e cupi combinati fino ad evocare un inquietante scenario esoterico.
Con Zeilboot cambiano i toni: gli archi ricamano una partitura classica, ricca di pathos, sulla quale si staglia il suono morbido della fisarmonica. La struttura del brano è maestosa e avvolgente, perfettamente bilanciata tra elettroacustica, incursioni free jazz del sassofono e progressioni modern classical.
In Blear gli arpeggi di chitarra compongono l’asse portante del brano attorno al quale si muovono rumori bianchi e note dissonanti, in primis quelle della fisarmonica che contrastano le armonie della sei corde. A seguire Drevelnis vede i quattro collaborare con Joe Talia per plasmare una canzone dai toni morbidi e delicati con la quale sperimentano con l’elettronica.
Contro ogni probabilità, Stuve è un lavoro accessibile a tutti nonostante si presenti come un vortice di suoni e immagini con le quali i Suura esplorano un vasto panorama sonoro che conducono l’ascoltatore in un viaggio senza meta.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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