Leaving Meaning: il requiem di Michael Gira e la nuova parentesi degli Swans
Con The Glowing Man (e il conseguente scioglimento), sembrava chiudersi il cerchio di una delle band più influenti nel panorama musicale moderno. Ma la storia degli Swans, come c’era da aspettarsi, non sarebbe potuta cadere nel dimenticatoio. Parleremo oggi del nuovo Leaving Meaning, il quindicesimo disco in studio di Michael Gira e compagni (in uscita per Mute / Young God Records).
Il nome della formazione è lo stesso ma, attenzione, la struttura del gruppo è stata leggermente variata. Gli Swans ora sono un’ ensemble libera di amici ed artisti che entrano ed escono a rotazione dall’album, adattandosi sia per musicalità sia per legami affettivi, ai gusti e alle atmosfere immaginate dal frontman.
Leaving Meaning infatti, è un disco interamente scritto e prodotto dallo stesso Gira, vedendo il contributo di ex-Swans, Angels of Light ed ospiti come le sorelle Anna e Maria von Hausswolff, Ben Frost, The Necks, Baby Dee, e Hawk And A Hacksaw (solo per citarne alcuni).
L’album si presenta come un continuum sperimentale sulle sonorità che, per quasi un decennio, hanno reso unica questa formazione. A cavallo tra noise rock dalla patina cruda e spoken word spiccatamente hardcore, i brani sembrano mantenere quella tipica forma-canzone folk, pur mostrando una forte connotazione sinfonica negli arrangiamenti. Le sonorità dilatate, a tratti oniriche ed immaginifiche, richiamano aspetti caratteristici della musica dark-ambient, come nell’intro-strumentale “Hums”; ritmiche tribali, sequenze ansiogene e ripetitive sono i riferimenti di un percorso lisergico che accompagna l’ascoltatore in una dimensione limbica.
Da The Hanging Man ad Amnesia, da The Nub a What Is This sembra percorrere un sentiero di demonizzazione umana e di critica sulle sue posizioni nella contemporaneità. Il tutto espresso in un linguaggio biblico, metaforico e dal simbolismo spirituale. E’ potente l’oscurità di questo disco e lo si evince dai dettagli come gli arrangiamenti orchestrali, gli scoordinamenti rumoristici, i muri di sintetizzatori e armonium a dilatare le tracce o gli stessi arpeggi cantilenati delle chitarre. La voce di Michael Gira, nella sua austerità narrante, esplode in una cruda violenza dissuasiva e ammonitrice assumendo caratteristiche “demoniache” e “sciamaniche”. Non poco importante è il supporto dei cori, come in Sunfucker, a sostegno di questa cupa solennità che alimenta il lavoro; al contrario le voci femminili ammorbidiscono il pathos cruento come in “t’s Coming It’s Real.
Leaving Meaning si dimostra un disco fedele all’impronta decennale degli Swans e soprattutto alla personalità turbolenta di Michael Gira, assumendo le connotazioni di un vero e proprio requiem per l’umanità contemporanea. E’ un contenitore di cinica alienazione, di attacco alla religiosità morbosa e opprimente, di visione pessimistica sull’esistenza e di cruda sensibilizzazione della morte (come traguardo di salvezza dal degrado morale terreno). Il tutto racchiuso, come da format, in una cornice sonora di totale devastazione.
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