A Hopeless Place: una piccola pace interiore che sa di conoscenza
A Hopeless Place, questo è il titolo per l’album di debutto dei Tears|Ov uscito il primo di novembre per l’etichetta The Wormhole; il gruppo, più precisamente il trio che nasce nel 2015, è il frutto della collaborazione tra la musicista autodidatta Lori E Allen, la violoncellista di formazione classica Katie Spafford e l’illustratrice / psicoterapeuta Deborah Wale. Da una elaborazione di alcuni temi della Allen su The Tapeworm, una sorta di reimmaginazione di una breve collaborazione avuta con Madame Chaos, si verranno a creare affinità e continuità tra le tre artiste, divenute complici in quel processo di scrittura che prenderà la forma di improvvisazione strutturata. Alla Allen è affidata la creazione del loop, delle registrazioni sul campo e dei quadri sonori completi, condivisi poi con la Wale e la Spafford, alle quali è affidato il cesello finale delle idee di partenza. Questa dunque è la genesi delle 8 tracce, partorite attraverso lunghe sessioni improvvisate a Londra, vissute e suonate fino a notte fonda, calate nell’esplorazione delle potenzialità del trio.
L’album è stato registrato con microfoni ambientali per mantenere viva la possibilità di catturare più fonti; decisiva la scelta del brano A Hopeless Place fatta dalla commissione dell’artista Wolfgang Tillmans nel 2017, che influirà sulla scelta di catturare il lavoro fatto sul brano e trasformarlo nel suddetto album, presentato come un viaggio continuo e concepito per essere ascoltato nel suo insieme. La prima traccia, che dà il titolo al disco apre sul dialogo strumentale dal sapore yiddish, cantilenante forse interrogativo; in pochi istanti ci si ritrova in piena techno, col ritmo scaltro e l’agitazione del parlato di I Stand On The Cable. Il velluto compare a metà album lirico e suadente, a tratti si ritrae e diventa sommesso, ancora si muove intrecciato e ben lavorato, assomiglia ad una preghiera sbrecciata, ma c’è un po’ troppa fretta forse, vien voglia di frenare per capire meglio. Lo sviluppo a ritroso di Trapdoor Ant misto di tentativo e soluzione si getta nel multiarpeggiato Overstimulated Arcade Rat posato e sincronico dove albeggia un rapido vocale. Sul pre finale rotatorio ossessivo e limitato si sviluppa la seconda parte di A Hopeless Place (Il) che fa svettare un piccolo canone malinconico, di livello erudito un po’ distaccato, una piccola pace interiore che sa di conoscenza, un bel debutto.
Nata ligure ma di origine ispanico salento romana, classe ’67, diploma di conservatorio, corista e solista in diverse formazioni, insegnante, arrangiatrice ed improvvisatrice jazz, al momento.
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