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Napoli riabbraccia Telefon Tel Aviv

A quindici anni dal suo ultimo live nella città partenopea e a dieci dalla scomparsa di Charles W. Cooper, Telefon Tel Aviv, diventato a tutti gli effetti una one man band, torna a calcare il palcoscenico della Galleria Toledo.

Sono le 22 precise del 6 dicembre 2019 quando Josh Eustis si presenta sul palco accompagnato dai visuals di  Pfadfinderei, già al suo fianco nel progetto Second Woman.

Un’ora di spettacolo che alterna momenti onirici e ambient ad altri più scuri e arrabbiati tra downtempo e break beat alla Aphex Twin, privilegiando i brani del nuovo album Dreams Are Not Enough.

Josh lavora di sottrazione, la sua musica si poggia sull’uso dei campioni, sulla destrutturazione e frammentazione del suono, scomponendolo e modulandolo a piacimento per creare i pattern ritmici che andranno a formare l’ossatura della sua elettronica eterea e glaciale.

Il live è un rituale dal mood sofferente, la mancanza di Cooper si percepisce e fa si che Eustis spinga fortemente sulla componente emozionale.

La performance del progetto di Chicago è velata di una nota malinconica e romantica accentuata dalla voce calda di Josh, brani come A younger version of myself, I dream of it often, Standing at the bottom of the ocean, Arms Alots e Mouth Agape sono già diventati di culto per gli amanti della musica elettronica. Non mancano durante il live momenti dediti alle sole parti strumentali dove l’assenza della voce permette ad Eustis di esplorare ogni possibile anfratto stilistico: dall’elettronica all’ambient, dalla synth-wave passando per momenti club-oriented. L’uso del ring modulator gli permette di generare suoni atonali, mentre giocando con i riverberi e le basse frequenze Telefon Tel Aviv crea atmosfere ovattate che si vanno a contrapporre ai suoni crudi e metallici (Not breathing). Con The Birds e Something Akin to Lust facciamo un tuffo nel passato come se TTA si lasciasse una porta aperta alle spalle e allo stesso tempo avesse lo sguardo fisso sul futuro.

Sicuramente un concerto che lascia attoniti da ricordare per molto tempo, una personale esperienza onirica, un malinconico ritorno per celebrare la mancanza di Charles Cooper.

Leggi la recensione di Dreams Are Not Enough QUI


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