Test Card: la semplicità che ti salva
Test Card è il progetto di Lee Nicholson attivo un paio di decenni nelle band Formula One e Domestic 4, prima di dedicarsi alla carriera solista pubblicando quattro dischi, singoli ed Ep su varie etichette indipendenti come Kooky, Fierce Panda, Liquefaction Empire, Shifty Disco, Invicta Hi-Fi, Vaclave Star Harbour.
L’ultimo album, Patterns, pubblicato per Home Service Recordings e Sound In Silence, è composto da dieci tracce strumentali per una durata totale di 45 minuti ottenuti combinando suoni organici, ritmi rilassanti, pattern di chitarra, melodie ambient, dolci parti di pianoforte e paesaggi analogici.
Una ritmica semplice scandisce lo scorrere della prima traccia, Return Parts Rewind, mentre i sintetizzatori e le chitarre s’intrecciano formando un intricato tessuto. Quest’ultime si gonfiano volteggiando tra melodie nostalgiche e synth cosmici per un brano dal mood rilassato.
Un inizio non certo dei migliori quello di Days Like These Like Every Day con un suono vibrante di synth alquanto scontato, a salvare la traccia ci pensano le chitarre che indicano la strada da seguire. Lentamente la strumentale viene composta da strati diversi di sintetizzatori e pianoforte che andranno a vivacizzare la parte orchestrale della traccia.
Tra i momenti migliori del disco, The Stockbridge Damperv è un patchwork ben riuscito tra percussioni minimali, un theremin spettrale e i morbidi arpeggi di chitarra con Nicholson impegnato nel modulare e dilatare i suoni talvolta sconfinando nei territori del dub. A (Seventeen Guitars And One Piano) va il premio per la canzone più emozionante del disco: un intreccio di suoni acustici per un intenso vortice di melodie ricamate da piano e chitarra.
Patterns è un album tra alti e bassi, la nota negativa è data dall’uso di suoni spesso scontati che non si amalgamano alla perfezione con le parti organiche. D’altro canto l’uso di elementi semplici rende l’ascolto scorrevole e piacevole.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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