The Cry: l’unione fa la forza
The Cry è la creatura a tre teste formata da Christine Ott (Ondes Martenot, pianoforte), Mathieu Gabry (tastiere, effetti) e Pierre-Loïc Le Bliguet (batteria, percussioni), un nuovo progetto che si colloca tra jazz d’avanguardia, krautrock e musica strumentale progressiva.
Il trio ha debuttato con la pubblicazione dell’album omonimo rilasciato il 15 giugno per Gizeh Records: sette sculture sonore scolpite attraverso movimenti poliritmici immersi in un magma elettro-acustico.
Questo disco racchiude le diverse visioni artistiche dei tre musicisti che improvvisando offrono un’esperienza d’ascolto inaspettata.
The Cry si apre con Fire of Love, un cenno all’omonimo film documentario e un omaggio alla vita dei vulcanologi Katia e Maurice Krafft. La prima strumentale segna la rotta da seguire, una fusione di stili diversi, tra vortici di sintetizzatori kraut, progressioni ritmiche jazz e tappeti elettroacustici, per un viaggio verso l’ignoto. Un brano lungo 20 minuti che riesce a far convivere un sound organico con qualcosa di molto umano e profondo.
Non mancano momenti delicati e soavi come la breve ma intensa In My Mind, due minuti nei quali il bellissimo incontro tra piano e batteria sfocia in un brano a metà strada tra musica classica e jazz.
Mindset è guidato dalle armonie del pianoforte, un brano avvolgente di matrice elettroacustica. La composizione si basa sui contrasti tra le profonde linee di synth usate come basso, l’elegante ritmica usata come struttura portante della traccia e le parti di piano che fungono da elemento narrante. Con Seven Days il trio riprende la struttura della seconda traccia mettendo insieme una strumentale dalle intense emozioni.
L’omonimo album dei The Cry è un lavoro solido, ben strutturato, ricco di trame differenti, in grado di tenere alta l’attenzione dell’ascoltatore dall’inizio alla fine. The Cry è una rinfrescante esperienza immersiva che fa ben sperare per il futuro del trio.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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