The Great Old Ones: esplorando le vastità insondabili del mythos lovecraftiano
Nelle oscure pieghe del dark-ambient, The Great Old Ones emerge come un faro di inquietudine e mistero, evocando le visioni cosmiche di H.P. Lovecraft. Con il suo nuovo lavoro, Lands of Azathoth, pubblicato tramite Eighth Tower Records, Raffaele Pezzella continua a tessere un arazzo sonoro che trascende i confini della realtà, immergendo gli ascoltatori in un viaggio attraverso le vastità insondabili del mythos lovecraftiano.
Questo terzo capitolo, che segue i precedenti Yog-Sothoth (2022) e The Mythos of Cthulhu (2023), si confronta con l’enigmatico e terrificante Azathoth, il Dio Idiota Cieco, la cui essenza pulsa nel cuore dell’universo caotico.
Ci troviamo di fronte a un’esperienza uditiva avvincente, ma allo stesso tempo inquietante, che accompagna l’ascoltatore sin dalla prima traccia, Altar of Unreality. Qui si dipanano fitte atmosfere plumbee, caratterizzate da droni desolanti e minacciosi, da una granularità crepuscolare e da stratificazioni sonore che avvolgono e ipnotizzano.
Se l’apertura era caratterizzata da un suono fisico e oscuro, con Music for God’s Slumber si avverte un vento di droni che continua a spirare, mantenendo l’ascoltatore sospeso tra ritualismi post-industriali ed esoterica dark ambient.
Azathoth Daemon Sultan rappresenta il cuore pulsante dell’album: in questa traccia di nove minuti, si intrecciano sintetizzatori ipnotici e sonorità rarefatte, creando un’atmosfera avvolgente caratterizzata da un tocco cinematografico e da un crescendo di terrore latente.
La musica di The Great Old Ones non è semplicemente da ascoltare, ma da vivere: un’esperienza densa e avvolgente, in cui ogni nota sembra affondare in un abisso di materia fluida e aliena.
Con Lands of Azathoth, ci troviamo di fronte a una rappresentazione sonora del terrore cosmico, un invito a esplorare l’ineffabile e l’ignoto, perdersi e trovare il coraggio di affrontare ciò che dimora nell’oscurità.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.