I The Notwist impongono le proprie regole
Spesso il cambiamento è visto con una accezione negativa: spesso ci si spaventa quando si lascia la strada ormai conosciuta e testata, per percorrerne di nuove, come un famoso proverbio italiano insegna: “non cambiare la strada vecchia per quella nuova”. Il cambiamento è sinonimo d’incognita, c’è bisogno di forza e volontà per evolversi e sperimentare, al di là del risultato finale che possa avere un buon riscontro o meno.
I The Notwist sono uno di quei gruppi che non si ripetono mai, non esiste un Neon Gold 2.0. Ship, il loro nuovo Ep, è l’ennesima prova di una carriera basata sulla libertà di esplorare sonorità e di sentirsi liberi di non ripetersi mai.
Dopo sei anni dall’ultimo lavoro discografico, la band tedesca è tornata con tre nuovi brani pubblicati il 21 agosto 2020 da Morr Music.
La title track dell’Ep vede la partecipazione di Saya, cantante dei Tenniscoats e membro del super gruppo internazionale Spirit Fest. Un ipnotico mash up tra i The Notwist, i Tenniscoats e gli Spirit Fest che dà vita a qualcosa di nuovo e fresco che si evolve attorno alla linea di synth leggermente scordata. “Voglio uscire, voglio incontrare persone” canta Saya, un inno che si sposa bene col periodo che stiamo vivendo.
La seconda traccia, Loose Ends, è una classica ballad alla Notwist nata dalle sessioni di registrazione per la colonna sonora di One Of These Days, un film di Bastian Günther. La meravigliosa voce di Markus Acher si abbina in maniera superba alla semplice ed essenziale strumentale. Batteria, chitarra e tastiere riescono a disegnare una impalcatura sonora malinconica e allo stesso tempo affascinante che andrà a risaltare la sottile voce di Markus.
L’Ep si chiude con Avalanche, una strumentale colorata e minimale, una trama basata su un intrigante beat arricchito dai fiati.
Ship, con la sua varietà di stili, è un lavoro privo di eccessi. I The Notwist, da sempre impossibili da inserire in un genere, non si lasciano mai assorbire dalle leggi del mercato ma sono loro ad imporre le proprie regole.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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