Un inedito paesaggio sonoro per i The Pirate Ship Quintet
Seguito dell’Ep omonimo del 2007 e di Rope for No Hopers, Emitter, pubblicato il 29 marzo 2019 per Denovali Records, è il terzo album della band di Bristol The Pirate Ship Quintet.
L’album è stato masterizzato negli Stati Uniti dal famoso musicista e ingegnere James Plotkin, che ha anche lavorato con artisti del calibro di ISIS, Earth e Sunn O))).
I cinque inglesi hanno abbandonato totalmente lo screamo dei lavori precedenti per avvicinarsi al post-rock, quello più ruvido e cupo, con influenze che vanno dai Godspeed You! Black Emperor, Russian Circles fino ai Balmorhea.
In Emitter Sandy Bartai (violoncello), Alphie Matthews (chitarra), Jonathan Sturgess (batteria), Jonathan Ziapour (basso) e Alex Hobbis (chitarra) sono accompagnati da diversi collaboratori: la pluripremiata compositrice classica moderna Emily Hall (Bedroom Community) Blythe Pepino (Vaults /Mesadorm), la cantautrice Emily Barker e il sassofonista Andrew Hayes (Run Logan Run / Tezeta).
L’album si apre con i suoni metallici di First, subito ammorbiditi dall’incursione del violoncello. Lentamente la traccia sale di dinamiche fino ad esplodere in un muro impenetrabile tra feedback e ritmiche serrate.
L’album oscilla tra tracce brevi e suite da quindici minuti, è il caso della title track con i suoi dodici minuti in cui il sassofono di Andrew Hayes si incastra meravigliosamente tra i riff di chitarra e le armonie create dalla violoncellista della London Symphony Orchestra e BBC National Orchestra of Wales. Un incedere lento ma che non disdegna la componente heavy, il tutto in un’atmosfera sofferente e con incursioni jazzistiche del sax che creano un carattere cinematografico.
Alle lunghe strumentali ruvide si contrappongono i brevi momenti melodici, come nel caso di Fifth, che funge quasi da apertura alla successiva Wreath. La sesta traccia è struggente, costruita intorno alle armonie del violoncello, il vero e proprio protagonista di questo brano.
Simmetry is Dead è una traccia in divenire, influenzata dai 65daysofstatic. Esplorare nuove forme sembra essere l’intento di questo album, tra apici romantici e progressioni vorticose, giocando tra morbidezze e suoni taglienti.
Ebbene sì, i The Pirate Ship Quintet hanno tutte le carte in regola per diventare i nuovi paladini del post-rock: chitarre taglienti, armonie suggestive, una sezione ritmica granitica, ma soprattutto carattere da vendere.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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