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Cutouts: non chiamateli scarti!

Sarà una considerazione scontata, ma fa sorridere e pensare la contrapposizione tra la iper-prolificità dei The Smile e la lunga attesa per il nuovo fantomatico disco dei Radiohead, segno, più inequivocabile che mai, della distanza fra i due progetti al netto della presenza di Thom Yorke e Jonny Greenwood.

Intendiamoci: è stato inevitabile sentire diversi echi radioheadiani nei precedenti A Light for Attracting Attention (2022) e Wall of Eyes (2024), ma, giunti ormai al terzo album in poco più di due anni, è altrettanto evidente la naturalezza con cui il trio (completato da Tom Skinner) ha raggiunto un’identità totalmente personale e riconoscibile.

Il destino del nuovo Cutouts, in uscita il 4 ottobre 2024 per XL, è quello dei dischi nati un po’ per forza di cose, quando le registrazioni di un album si prolungano e il materiale sonoro è tanto, finendo per lasciare nel cassetto tutti quei pezzi che non avevano trovato posto, in questo caso, nel quasi gemello Wall of Eyes.

Ma, attenzione, diciamolo subito: se pensate che Cutouts contenga degli scarti siete fuori strada. Così come per chiarezza va specificato che, forse, è l’episodio meno riuscito a nome The Smile e non tanto per demeriti di un album che resta di assoluto livello, quanto per l’ormai altissima asticella piazzata dai due lavori precedenti. Fatte queste premesse, è più semplice e naturale parlare di musica, focalizzando l’attenzione su questi dieci nuovi brani.

Siamo ancora in un territorio art rock che più ibrido non si può e a questo proposito basta tracciare le coordinate delle prime tre tracce: in apertura Foreign Spies è una sorta di ballata allucinata synth e voce, mentre Instant Psalm sposta immediatamente le coordinate verso un pop colto e delicato; chiude il terzetto Zero Sum, che mescola nuovamente le carte in tavola proponendo un groove muscolare che riporta alla mente alcuni episodi del primo album.

Non si esaurisce subito la carica eclettica di Cutouts, ma prosegue pezzo dopo pezzo su lidi toccati di sfuggita o addirittura inesplorati. Ad esempio, Colours Fly sembra essere un assurdo ibrido fra le atmosfere mediorientali tanto care a Greenwood e degli improvvisi ritmi motorik di tradizione teutonica; sezione ritmica portata a livelli ancora superiori in Eyes & Mouth, accompagnata da una chitarra prog tutt’altro che scontata. Nel finale spazio a qualche altra chicca, su tutte The Slip con una prestazione monstre di Skinner e Bodies Laughing in chiusura, forse il pezzo che più di tutti lega l’album a Wall of Eyes.

Sarà forse l’assenza di novità a penalizzare Cutouts rispetto ai suoi predecessori, ma non lede in nessun modo l’ottima proposta di un album che, preso singolarmente, spicca senza problemi su buona parte dei dischi usciti quest’anno. Il progetto The Smile è più vivo che mai ed è proprio la loro prolificità a testimoniare uno stato di forma a dir poco invidiabile. Ad avercene.



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