Hyper…ipnosi
Uscito il 7 febbraio 2020, Hypermnesiac è il quarto album in studio dei The Somnambulist, collettivo internazionale di musicisti, con sede a Berlino, aperti ad ogni collaborazione e sperimentazione musicale, “il cui unico e sempre diverso approccio al lavoro, impedisce ogni semplice classificazione entro un genere preciso”. Pubblicato dall’etichetta Slowing Records, il nuovo disco della band è probabilmente il loro album più significativo.
Mi piace pensare che il titolo del disco, il cui suffisso “iper” si fonde con la parola “amnesia”, sia programmatico dell’ascolto, nel senso di un ingresso in una dimensione musicale totalizzante. Il sound in generale è molto ipnotico: laddove questo ruolo non è svolto dalla sezione ritmica, è la chitarra a subentrare, ma anche il piano. In ogni brano c’è qualcosa di implacabile e di oscuro, che si appoggia all’udito, per rimanere nella mente.
Il pezzo che apre il disco, primo di sette, come dice il titolo, Film, possiede un’aura cinematografica nella drammaticità e nel filo narrativo della melodia, che si ripete e regge tutto l’impianto. Le noti iniziali del piano danno un’impronta malinconica che rimane in tutto il pezzo e si sposa alla grinta della voce, molto particolare nel timbro, che a volte sparisce per lasciare spazio ai soli strumenti.
Il terzo pezzo, Doubleflower, è molto bello nella sua cupa malinconia; chiude dopo il terzo minuto, strizzando l’occhio al jazz, quasi a ricordare l’intreccio di alta qualità professionale, che caratterizza il disco. Dappertutto si possono ascoltare incursioni in molti generi, bene per esempio nella linea di piano e di fiati del pezzo di chiusura, Ten Thousand Miles Longer, a creare una miscellanea in cui si sentono professionalità e gusti dei musicisti.
Ogni minuto è ben definito nella partitura: ogni secondo discute con l’altro; ogni particolare musicale fa parte di un ampio discorso d’orchestra, persino nella copertina che è un tuffo fra i pianeti, nello spazio.
Nata ad Amandola, un paesino sui Sibillini, il 20 aprile del 1979, fin da piccola ha sentito scorrere la musica dentro il suo corpo. Pianista fino al liceo, ora si diletta alla tastiera, ha scelto di fare l’Università e quindi di vivere a Bologna, dove ormai risiede da vent’anni, nonostante l’accento le sia rimasto profondamente marchigiano. Di lavoro fa la prof di lettere alle scuole superiori, in
un paese nel Modenese. Fra i suoi hobby, oltre alla musica, leggere e scrivacchiare.
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