Timothée Quost: il suono diventa memoria storica degli anziani
A quattro anni dal precedente Before Zero Crossing, il trombettista e compositore Timothée Quost pubblica per Carton Records il nuovo album Flatten the Curve, un collage sonoro in cui l’artista ha processato voci di anziani registrate nelle case di riposo.
Una sorta di documentario nato dall’assemblaggio tra le registrazioni improvvisate e le interviste alle persone anziane, da questa amalgama prendono forma le undici tracce di Flatten the Curve.
In apertura HudiKot è un’intima ricerca basata su percussioni, droni e field recording, una miscela di suoni che si trasforma nel contenitore per le voci campionate intrise di grande pathos. A seguire Pohorje è un ambiente sonoro nel quale i suoni e gli stridori primordiali del clarinetto, violoncello, pianoforte, vibrafono e tromba amplificata convivono attraverso un gioco di toni e timbri, otto minuti durante i quali Quost scompone e ricompone il suono all’insegna dell’imprevedibilità e dell’improvvisazione.
Nei 15 minuti di Lame gli archi e i fiati dialogano disegnando un paesaggio inquietante, i colpi sordi della batteria contribuisco a creare un’atmosfera lugubre con le note pizzicate utilizzate per scandire il tempo. Un continuo cambio di dinamiche rende la strumentale un ininterrotto contrasto tra momenti intensi dati da suoni gravi ed altri pacati durante i quali gli strumenti percossi rompono il silenzio, una testimonianza di come i due mondi riescano a dialogare per dar vita ad una composizione iconoclasta.
In Seck Gorgui i fiati comunicano tra loro creando una trama cinematografica ricca di suggestioni e tensione, un grande impatto sonoro dato dal fragore dell’oboe e del corno, mentre flauto e clarinetto ricamano una delicata melodia.
Un lavoro complesso e articolato che fa di Flatten the Curve un album dall’ascolto impegnativo, eppure una volta che si ha la chiave di lettura del disco, tutto risulta più nitido e a fuoco. Timothée Quost omaggia gli anziani con le sue composizioni rendendoli parte integrante della sua musica.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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