Tiziano Bianchi regala l’accattivante Relate. Nessun uomo è un’isola
Se Now and then aveva avuto la capacità di incantarci accompagnandoci con mano nei luoghi più belli della nostra mente, Relate è un gioiellino che con carattere si prende la scena riuscendo a sorprendere in ogni passaggio.
Tiziano Bianchi torna a far parlare la sua tromba, in compagnia del sacerdote della chitarra Bill Frisell, per otto tracce composte, anche questa volta, sotto l’ala protettrice e produttrice del maestro Tiger Okoshi.
Un suono accattivante e squisitamente contemporaneo, scorre nelle tracce che compongono l’album, grazie a batterie elettroniche, synth, violoncelli e filicorno. È un registro fortemente dinamico e concreto quello che si coglie già Awaken, dove i diversi elementi si aggiungono, lasciando gli archi aprirsi e dar spazio a batterie, piano e trombe di incedere suadentemente fino alla fine.
Firefly’s Dream e First Moon sono indubbiamente le tracce più romantiche, più calde, a cui ci si abbandona totalmente, la presenza di Bill Frisell è semplicemente totalizzante. Your Eyes con la tromba del maestro Okoshi è uno dei matrimoni meglio riusciti tra batterie elettriche e fiati; di un innegabile eleganza.
“Relate feel the flow…”.Con piacevole sorpresa, il reggiano Bianchi lascia ascoltare la sua voce. Non solo con i vocalizzi di Early Morning ma è soprattutto con Relate, che si cala in un loop in grado di rendere il messaggio dell’intero progetto, forte, chiaro e vividamente tangibile.
Omaggio all’idietronica tedesca dei Lali Puna con Nin-Com-Pop, con una tromba che, con grande reverenza, riesce a mantenere le atmosfere autunnali, la melanconia splendidamente disegnata da Valerie Trebeljahr e compagni, nel brano scelto da Sorrentino per le prime scene de Le conseguenze dell’amore, uno dei film preferiti di sempre. E allora mi piace immaginarci come tanti Titta di Girolamo, arricciati e ingobbiti nei nostri ineluttabili destini, nelle nostre costruite solitudini, che allo stesso tempo urlano al contatto e alle umane relazioni. Come un ciclo infinito di rinascita, non resta che lasciarsi trascinare da Early Morning: apertura con cori mistici, per tratteggiare sentieri su tasti bianchi e neri e correre, per poi prendere fiato tra tromba e batteria.
Chi riesce a mettersi nei panni degli altri non ha bisogno né di regole né di leggi, Pëtr Alekseevič Kropotkin.
Relate nel suo intento di creare connessioni, aprirsi all’altro, parlare con diversi registri, dà dimostrazione di una sensibilità umana e artistica che può avallare qualsiasi forma di anarchia.
Nata ad Aversa, da qualche anno a Bologna; belli portici, il melting pot culturale, i tortellini, i concerti, ma l’umidità resta un problema serio. Osservo il mondo immaginandovi una colonna sonora e se c’è del romanticismo alla Serendipity, questa sarà sicuramente Mind Games. La prima cosa che mi interessa dei concerti sono le luci, le luci e la gente. Sogno che un giorno si ritenga importante una rubrica del tipo “La gente che va ai concerti”. Alle feste mi approprio con prepotenza, del ruolo di dj, e adoro quando arriva il momento dei Bee Gees. Faccio classifiche per ogni aspetto dello scibile umano, playlist per ogni momento topico della vita. Canzone d’amore più bella di sempre Something (ma penso di essermi innamorata con Postcards from Italy), per piangere Babe I’m gonna leave you, colazione con Mac de Marco, quando fuori è freddo i Fleet Foxes, ma se c’è divano e film, è subito Billy Joel. Riflessioni esistenziali con Bob Dylan e Coltrane, mi incanto col manuche, shampoo con Beyoncè, terno al lotto con i Beach Boys, libiiiidine con Marvin Gaye. Stupore e meraviglia con The Rain Song, Nina Simone se necessito di autostima, forza e coraggio, sogno infinito con Sidney Bechet.
Potrei continuare, ma non mi sembra il caso. Si accettano suggerimenti e elargiscono consigli.
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