Un album “storiografico” per i TARM
I Tre allegri ragazzi morti cavalcano la scena della musica italiana da ormai parecchi anni e, anche per il fatto che forse il genere in voga al momento si sta discostando sempre di più dal loro stile, sembra insensato rincorrere il capolavoro.
I TARM sono stati qualcosa di talmente decisivo per la canzone italiana che possono permettersi di fare ora quello che preferiscono, anche se ciò significa non produrre un nuovo capolavoro. Tuttavia percorrono una strada decisa optando per un album “storiografico”: Sindacato dei sogni è un riassunto della band di Pordenone scritto con i suoni che li caricavano quando erano ragazzi, con i temi di sempre ma con lo sguardo di chi non è più così giovane.
Nel nuovo album, pubblicato per La Tempesta il 25 gennaio 2019, è presente tutto ciò che li contraddistingue: i Tre Allegri ripropongono un suono anni ’80 sulla scia degli Smiths in uno stile un po’ post prog con un ritorno alle chitarre. I suoni sono curati in studio con la minima attenzione, pervasi da una sorta di malinconia per i tempi andati e l’angoscia di vedere il mondo cambiare. Il titolo è un chiaro omaggio al rock psichedelico (Sindacato dei sogni è la traduzione di The Dream Syndicate, il gruppo californiano formato nel 1981 da Steve Wynn, massimo esponente del movimento musicale Paisley Underground).
Si parte da Caramella, già presentata come singolo, con vaste dosi di pop elettrico e un buon impatto fin dalle prime battute. Tra i brani di maggior spicco troviamo AAA Cercasi, scritto e composto alla vecchia maniera di Toffolo & Co., tipico pezzo mantra strillabile e una più romantica e post apocalittica Bengala. Si viaggia di citazioni, e si viaggia veloce, con C’era un ragazzo che come me non assomigliava a nessuno dove il sax impazza e si incarica di offrire colori diversi. Un suono più cupo invece è in Mi capirai (solo da morto), gonfia di un risentimento ma con suoni flautati a fare da contrasto.
Tutto è unito in questo album, passato, futuro e un grande tremante presente, ed è questa miscela a descrivere forse l’intero percorso musicale dei Tre allegri ragazzi morti che rimane una delle poche ostinate realtà che non si è ancora stufata di puntare verso ciò che si sogna con il coraggio necessario. Il bello della band di Pordenone è proprio questo: sapersi rinnovare ogni volta, sorprendendoci ma restando sempre fedele ai propri principi.
Mi chiamo Elena, sono una studentessa dell’Università di Bologna da sempre appassionata di musica. Da quando mi sono trasferita ho iniziato a frequentare il Covo Club diventando quasi un membro onorario e ciò mi ha dato la possibilità di conoscere nuove band e approfondire il mio interesse verso quelle che ascolto da sempre. Principalmente interessata di indie/britpop, shoegaze/dreampop e cresciuta con gli Arctic Monkeys sono stata a numerosi concerti, dai “big names” come Kasabian, Libertines, Black Keys, Paolo Nutini, Florence + The Machine, The Wombats, Biffy Clyro, Pixies, Queens Of The Stone Age, passando per gli italiani Verdena, Giorgio Poi, Colombre, Dunk, Baustelle fino ai festival locali come “Beaches Brew” e “Handmade”.
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