Umberto Maria Giardini: la forma mentis del cantautore.
Umberto Maria Giardini ha scelto il First Floor Club come seconda tappa del tour di Forma Mentis. Il cantautore italiano ha pubblicato da poco l’ultimo suo lavoro discografico, uscito il 22 febbraio per Ala Bianca, un album dalle sonorità dure, riproposte dal vivo il 16 marzo nel locale di Pomigliano d’Arco. Accompagnano l’artista marchigiano: Cristian Franchi alla batteria, Paolo Narduzzo al basso (già compagno di Giardini nel progetto Stella Maris) e il fidato chitarrista Marco Marzo Maracas.
La scaletta del concerto verte su tutta la discografia dell’ex Moltheni: si parte subito con uno sguardo al passato con Alba Boreale. La canzone tratta da Futuro proximo (2017) ci consegna un Giardini in gran forma. Una voce eccezionale accompagnata da tre musicisti di valore, un sound granitico, “mi ami oppure no?” canta Umberto ed è subito amore per uno dei cantautori più sottovalutati nel panorama italiano.
Umberto è una penna eccezionale e lo conferma anche con i nuovi brani: la dolce Luce riprende le melodie di Splendore Terrore per poi virare con prepotenza in ambito Stoner sul finire della traccia. La sezione ritmica è violenta, ruvida in Urania (Protestantesiama, 2015), in contrasto con la voce calda e cristallina di UMG, una voce particolare che è da sempre marchio di fabbrica del nostro.
Ancora un salto nel passato con A volte le cose vanno in una direzione opposta a quella che pensavi: UMG è a proprio agio sul palco, si diverte ed emoziona con la sua musica. Tutto è anticristo tratta da Ognuno di noi è un po’ anticristo ci riporta all’UMG più cupo, le trame sonore diventano violente e intense diventando caratteristiche peculiari di questo brano.
Si giunge, poi, alla parte del concerto incentrata su Forma Mentis: Argo, Materia Nera con Umberto che grida come un cantante punk e I miei panni sporchi costituiscono la parte più tirata del live. Le dolci melodie di Le colpe dell’adolescenza la rendono morbida e commovente, con tanta umiltà Umberto dal palco dice che “Alla fine sono canzoncine d’amore”. Abbiamo bisogno di più “canzoncine d’amore” alla UMG in questo contesto dove Trap e It-pop stanno prendendo il posto della poetica cantautorale. C’è spazio per Pronuncia il mio nome, Tenebra e il singolo Pleiadi in un cielo perfetto prima di darci l’arrivederci con L’ultimo venerdì dell’umanità, l’unico brano da La dieta dell’imperatrice del 2012.
Lo spessore artistico di Umberto Maria Giardini non va messo in dubbio, all’autore non manca l’ispirazione lirica e tante chitarre anni Novanta. Una nuova linfa vitale, come se il nostro stesse vivendo una seconda giovinezza (artistica) all’insegna di una matrice più rock, un cambio di rotta per UMG restando sempre fedele a se stesso.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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