Una storia di vecchi fantasmi, intelligenze artificiali, scienziati e altri dispositivi infernali.
A tre anni da Persona (To Lose La Track, gennaio 2016), Urali pubblica il suo terzo lavoro dal titolo di Ghostology.
Un passo in avanti per la carriera di Ivan Tonelli che, dopo aver concepito due dischi per voce e chitarra, seppur distorta e stratificata, aggiunge pianoforte, percussioni e chitarre classiche per quello che è un album scritto e arrangiato per un ensemble.
Ghostology, uscito il 14 gennaio per To Lose La Track/Malestro/General Soreness/Fatty Liver Records, è un lavoro che mette insieme elementi apparentemente inconciliabili, ma che Urali è riuscito a conciliare in una miscela di chitarre drone, folk, cantautorato e metal.
L’album è una raccolta di racconti brevi musicati che si rifanno all’immaginario distopico post-apocalittico degli anime e manga anni ’80, alla fantascienza di Alex Garland, ai mostri di H.P. Lovecraft.
Storie di antichi fantasmi, intelligenze artificiali e scienziati si intrecciano per raccontare la fine dell’uomo, inteso come maschio dominante, e di tutte le sue violente contraddizioni.
La voce narrante è proprio quella di una intelligenza artificiale dalle sembianze femminili che si libera dal giogo del proprio creatore, dio e amante.
Tonelli che in questo Lp ha suonato chitarre elettriche, chitarre classiche e synth, è accompagnato da Dimitri Reali alla batteria e percussioni.
In A Ghost Anthology la voce cristallina di Ivan è accompagnata dal piano di Andrea De Franco, momenti folk dediti alla chitarra si alternano a momenti più ruvidi, non manca la componente drone. Il tutto gioca sulla dualità delle parti rarefatte con quelle più delicate. La barocca Memorizu vede Ivan alle chitarre e De Marco ancora al piano , i due disegnano complesse melodie, a Dimitri il compito di dare potenza alla traccia che si trasforma in una poderosa canzone post-hardcore.
Arborescense spicca per la bellezza del testo «If my years were trees/this should be the ground where they’ll grow green and lush/Can you feel the smell of things made up in a rush?». Melodie incantevoli fanno da cornice alla voce di Urali, sempre più intense.
Ospite speciale in Grave Of The Stars la voce di Erica Terenzi dei Be Forest che impreziosisce la traccia.
Si chiude con la delicatezza di Finale, alternando così momenti tirati ad altri più ruvidi. Nell’ottava traccia Enrico Giannini accompagna Ivan al pianoforte. Interessante come le tracce cambino ritmo costantemente e mutino continuamente.
Otto tracce per Ghostology, un album che va controcorrente, strutture ricche e complesse figlie di Jesu / Sun Kill Moon, testi maturi e brillanti che ci fanno affermare di trovarci davanti al miglior lavoro di Urali.
Contribuisce a rendere il tutto ancora più interessante l’artwork realizzato da Ufficio Misteri.
Leggi l’intervista a Urali QUI
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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