Vanessa Wagner e il mondo nascosto delle partiture
La dura vita dell’interprete
Nella musica classica o da camera, nella musica jazz o nel blues, insomma in quei macro-generi in cui ritroviamo capolavori e standard che spesso molti musicisti si trovano a riproporre, si tende a dare per scontato che i pezzi scelti siano oltremodo perfetti. Inoltre, ad ogni esecutore di volta in volta si chiede di essere, per l’appunto, non solo delle mani che riproducono uno spartito, bensì una nuova voce che possa dare una veste diversa a quel pezzo che forse tutti conosciamo già.
Fatta questa premessa è più semplice parlare di un album di cover, rifatte da una giovane musicista di nome Vanessa Wagner.
Nata in Bretagna, a Rennes precisamente, la Wagner inizia a suonare il piano da bambina e rapidamente riesce ad esibirsi su palcoscenici importanti e a fare del suo portamento musicale un segno distintivo.
Il suo album è Study of The Invisible è un modo per conoscere il mondo che vive dietro la partitura. Di certo per chi ha fatto determinati studi nella musica il rigore e il rispetto nei confronti di un’opera già scritta è sempre molto alto poiché alta e l’aspettativa su come questo verrà eseguito.
Con questo disco Vanessa Wagner fa emergere la sua originale e appassionata personalità riuscendo a combinare un repertorio classico con delle opere contemporanee.
Come la stessa musicista spiega, dopo aver suonato Scriabin, Rachmaninov e Ravel è stata affascinata dal desiderio di esplorare l’intensità e la sensualità dei suoni. Per farlo si è rivolta a mondi particolarmente interessanti come l’ambient o la musica sperimentale, andando addirittura a scomodare miti come Philip Glass, Harold Budd, Peter Garland e David Lang.
Il suo studio dell’invisibile parte da un pezzo di Suzanne Ciani, Rain, che ci fa entrare immediatamente in questo mondo di suoni e magia. Ancora, capisaldi della musica di oggi tempo, Celeste di Brian e Roger Eno oppure Etude n°16 di Philipp Glass, un brano immenso seguito da sorprese come Gustave Le Grey della giovane Caroline Shaw. Nostalgia di Peter Garland che commuove dalle prime note e la stupenda Before 6 del maestro italiano Ezio Bosso.
L’interprete deve abitare la musica senza snaturarla, questo è lo spirito con cui la Wagner affronta la sua esplorazione cercando di collegarla a se stessa e chiaramente al suo pubblico.
Il mio nome è Mary, sono nata nel 1990. La città da cui vengo è Sessa Aurunca, una collina tra Lazio e Campania; la città che ho scelto è Napoli, dove mi sono laureata in Scienze Politiche e dove scappo sempre, ogni volta che posso. Adoro cucinare e avere un bicchiere di vino in mano. Ho sempre scritto per amore, per me stessa, perché non conosco un altro modo per parlare di ciò che nella vita è importante, delle mie passioni, dei miei dolori. Molto semplicemente non conosco un altro modo per parlare della mia anima: ecco perché scrivo di musica.
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