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Vargkvint presenta Hav Reimagined, affidando le proprie creazioni ad artisti di altissimo livello

Hav Reimagined, uscito il 22 gennaio, è una versione rielaborata del primo album di debutto di Vargkvint, poliedrica artista svedese. Ripensare il proprio lavoro, specialmente se si tratta di un’opera d’esordio non è affatto un compito semplice: vedere in qualche modo stravolto il proprio lavoro, ripensato, rielaborato, è di certo un’esperienza contraddistinta da emozioni contrastanti. Nonostante l’accoglienza ampiamente positiva raccolta con la pubblicazione di Hav, Vargkvint ha deciso di affidare le proprie creazioni, i propri brani a talenti di altissimo livello tra i suoi creatori e musicisti preferiti. Così, il membro dei Tangerine Dream Hoshiko Yamane, il maestro della nostalgia Tim Linghaus, il duo Klangriket e Sjors Mans, e l’artista pop cinematografico Bonander (solo per citarne alcuni), hanno messo la propria eccezionalità a servizio di Hav per dare una forma nuova al disco reinterpretandone i sette brani.

Non solo un’operazione artistica, ma anche sociale, infatti il fine ultimo di tale prodotto è quello di donare i proventi a  The Ocean Cleanup, un’organizzazione senza scopo di lucro che sviluppa tecnologie avanzate per liberare dalla plastica gli oceani del mondo.

La musica di Vargkvint, racchiusa in Hav, prende ispirazione dagli oceani, dalle foreste, dai luoghi natii direttamente collegati con la natura. Nasce in questo modo una musica dolce, delicata, che sembra muoversi nell’aria come accompagnata dal vento. Le melodie di Vargkvint sembrano echi lontani che richiamano alla memoria ricordi svaniti, sussurri leggeri; i lunghi tappeti sonori, gli archi leggeri, accarezzano con cura l’interno dell’anima, il luogo delle memorie, entrando in empatia con l’ascoltatore, con delicatezza. Vargkvint arrangia i suoi brani con fantasia, affidandosi totalmente al potere evocativo della musica, sperimentando vari strumenti, entrando così perfettamente nella definizione di musica folk sperimentale che, però, strizza volentieri l’occhio a due generi nettamente agli opposti: da un lato la musica classica, dall’altro l’elettronica e il pop (basta ascoltare Stormen Kommer II).

Hav, già nella sua prima forma si presenta come un disco che non necessita di ulteriori cambiamenti, di un ulteriore lavoro di lima. Viene da chiedersi, dunque, il perché della necessità di reimmaginare il disco. Così Hav, ripensato, risuonato, diventa più un esercizio stilistico che un bisogno sentito: un mezzo per l’autrice di confrontarsi con idee e pensieri artistici e musicali diversi.

Come molti lavori del 2020 e di questo 2021 appena iniziato, Hav Reimagined è un lavoro d’intrattenimento, che dichiara in qualche modo il desiderio di tornare quanto prima alla normalità delle cose in questo periodo così strano, ma nello stesso momento lascia evincere l’esaurimento artistico che il mondo della musica sta affrontando in questo periodo.




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