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In viaggio con i Versta

Dopo l’omonimo Ep e le due tracce Rootless (2021) e Stones Never Lie (2022), i Versta approdano su Light Item, label fondata da Rico degli Uochi toki e Gec, con Trip Corners.

Attivi dal 2020, Roberto Dossi e Alessandro D’Arcangeli sono due incalliti ricercatori di strumentazioni: l’album infatti è stato realizzato con Roland tr8, Akai Rhythm Wolf, Kaoss Pad, Novation Mininova, Roland Jd-xi, Korg Electribe 2 più chitarra e sax tenore, producendo un lavoro dal sound corposo e fisico, in grado di trasmettere all’ascoltatore una sensazione di estasi, spaesamento, meraviglia e stordimento.

I cinque episodi sintetici di Trip Corners suonano come un viaggio alienante nella dream-techno tra maestose esplosioni di energia e affascinanti trame spaziali, tra incursioni soniche e aperture trionfali.

La title track è un trip di otto minuti durante i quali beat caleidoscopici e oscillatori colorati vanno a sovrapporsi con droni ruvidi creando un’avvolgente melodia grezza e purissima. Man mano che la traccia va avanti il duo romano aggiunge strati fino a farli scomparire del tutto nella parte centrale e ricominciare daccapo con synth cupi e asfissianti. Ne viene fuori una traccia maestosa che procede come una pioggia incessante che cambia direzioni a intervalli regolari.

Ipnotica e ossessiva, We Are One si presenta come una traccia lisergica basata su loop di arpeggiatori e synth che vanno a creare uno stato ipnagogico nella prima parte della produzione. Lentamente attraverso l’ingresso di schiocchi percussivi, la traccia cambia registro e i synth sprigionano un suono cupo e granulare tendente al dark ambient. Se da un lato l’uso del clap guarda agli ambienti techno, le percussioni solenni vanno a fondersi con droni tristissimi che fanno provare un profondo dolore spirituale a chi ascolta.

La chiusura di Trip Corners è affidata al suono vibrante di Keiko, un intro mistico composto da synth e scosse elettriche tribali fanno spazio ad un’apertura trionfale coadiuvata da percussioni incessanti e opulenti sintetizzatori che vanno a formare la struttura portante del brano. Come tutte le tracce del disco, anche la quinta è caratterizzata da cambi e modulazioni regolari che rendono il tutto difficilmente inquadrabile, superando ogni barriera di genere.

Trip Corners è un lavoro che sicuramente non resterà relegato in una nicchia ma che aprirà ai Versta le porte di club e grandi festival. La loro è una musica versatile che ben si presta ad essere ascoltata in qualsiasi luogo e che dà all’ascoltatore tanto spazio in cui perdersi.



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