Victory Hall, un disco e mille anime
Tutti per uno, uno per tutti
La casa è dove si appende il cappello, giusto? La musica è, allora, dove ci sono strumenti e voglia di creare amore e questo è abbastanza, anzi è tutto. Niente di più e tanto altro ancora nell’approccio spontaneo e profondamente controcorrente dei Victory Hall e del loro album The Someday Herald.
Uscito il 13 dicembre 2021 per l’olandese Tiny Room Records, il disco dei Victory Hall è il prodotto naturale di questa unione artistica che vede il collettivo (che non si definisce tale ma trasmette questa sensazione di comunità) impegnato in un lavoro dopo dodici anni di attività.
Il gruppo di musicisti di Bordeaux guidati da Julien Pras ha messo su un lavoro ricco di suoni e canzoni, di brani ‘improvvisati’ su un registratore a cassette a 4 tracce (wow) e ha trasmesso, anche attraverso questa modalità di registrazione, un concetto portante nella loro musica: ovunque si trovino strumenti si può registrare, si può creare.
Un pensiero controcorrente alle volte poiché la realizzazione di musica ormai sembra molto legata ad effetti scenici, a super mix e chissà cosa. Nel caso dei Victory Hall si fa musica e basta e la sia fa insieme.
Un aspetto che sancisce ulteriormente questa loro attitudine è che il progetto si avvale di tantissime collaborazioni, da Helen Ferguson a Emily Jane White, ai membri solisti della band David Lespes e Hugo Berrouet. Eppure il gruppo resta unico, anche nel nome affiancato ai brani, come se nessuno volesse superare l’altro o emergere nel confronto.
Quest’aspetto comunitario restituisce in tutti i diciotto brani di The Someday Hall un ascolto sincero, tra indie rock e psichedelico, toccando punte di baroque pop, anche attraverso le voci mistiche che animano il disco.
Appartenere ad un fonte unica di ispirazione e trasferire questa sensazione con energia e naturalezza, tutti per uno e uno per tutti: questi sono i Victory Hall.
Il mio nome è Mary, sono nata nel 1990. La città da cui vengo è Sessa Aurunca, una collina tra Lazio e Campania; la città che ho scelto è Napoli, dove mi sono laureata in Scienze Politiche e dove scappo sempre, ogni volta che posso. Adoro cucinare e avere un bicchiere di vino in mano. Ho sempre scritto per amore, per me stessa, perché non conosco un altro modo per parlare di ciò che nella vita è importante, delle mie passioni, dei miei dolori. Molto semplicemente non conosco un altro modo per parlare della mia anima: ecco perché scrivo di musica.
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