I microcosmi di Anthropolitan Chorale
Vito Pesce (chitarra elettrica, effetti) e Walter Forestiere (batteria e oggetti sonori variabili) provengono entrambi da Bari e sono due ricercatori ed esploratori sonori nell’ambito delle musiche Altre, di matrice sperimentale.
Dopo la pubblicazione di Liquida Vita (2017), Anthropolitan Chorale, pubblicato il 29 settembre 2020, suggella la collaborazione tra i due musicisti. Il lavoro è un incontro di due microcosmi suddiviso in tre atti, un flusso multiforme in cui convivono sperimentazione, avanguardia e post rock.
Il primo dei tre movimenti, I: Con moto, Vivo, raccoglie al suo interno l’indagine sulle possibilità timbriche espresse nelle percussioni, soprattutto nella parte iniziale della traccia. Un vero e proprio stratificarsi di stridori, rumori sinistri e sfregamenti di corde. Pian piano la chitarra inizia a vagare verso territori jazz, ricercando forme sempre più melodiche. Se inizialmente le fonti sonore venivano decomposte e destrutturate, alla fine della suite chitarra e batteria riprendono un suono puramente canonico e meno sperimentale concludendo la traccia con una coda post-rock ariosa e ricca d’incastri melodici.
Con II: Grave ci addentriamo in atmosfere dense di inquietudine, suoni disturbanti carichi di riverberi ed elementi metallici rendono la narrazione lenta e spettrale. Verso la metà la chitarra suonata con l’ausilio dell’ebow irrobustisce e gonfia il suono della traccia prima di lasciarci catturare da un momento d’intimo splendore.
L’ultima strumentale, 3. III: Largo, è carica di suoni sinistri in un continuo crescendo. I primi dodici minuti della traccia sono il presagio di una coltre di feedback e distorsioni, intro di una coda esplosiva e frizzante con la batteria che diventa improvvisamente pulsante. Il finale è affidato agli inneschi generati dal deelay analogico per chiudere il tutto in maniera fantascientifico.
Un minuzioso lavoro di ricerca e sperimentazione per un disco astratto e materico. Anthropolitan Chorale è un lavoro fruibile da tutti: il racconto dell’eterno contrasto tra avanzate modernità e la conseguente evoluzione umana, un disco in grado di costruire un ponte tra suoni e immagini.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
[gs-fb-comments]
Commenti recenti