La società raccontata dai Vostok
Oggi parlano i Vostok
Allora? Lo vogliamo suonare un po’ di rock in Italia? Evidentemente sì! E il secondo album dei Vostok ne è la prova, per fortuna. Avete presente quei garage in cui un gruppo di amici prova i suoi pezzi, scritti con estrema rabbia e scintillante orgoglio, e li suona con l’energia che serve su un palco che ha miliardi di spettatori? Mi piace pensare che il quartetto rock toscano abbia questa storia e che, anche se ormai ha lasciato il garage, mantiene quella potenza, sfrenata ed incosciente, una vera e propria Smania.
Questa magica parola è, neanche a farlo apposta, il titolo di questo disco uscito il 4 gennaio 2019, pubblicato da Manita Dischi (co-edizione La Clinica Dischi) che non riusciva a star fermo nel garage, e ha avuto necessità impellente di esplodere, come racconta la band, infatti, è un modo essere urgenti e non esiste, forse, descrizione migliore. Le chitarre di Smania sono fondamentali per quest’album, hanno una potenza che distrugge ogni aspettativa per ciò che, anche le parole, aiutano a demolire.
I Vostok vogliono parlare e lo fanno senza usare mezzi termini, manifestando un certo senso critico nei confronti della società odierna, partendo da un passato tormentato per giungere al punto in cui li ha condotti, in questo futuro incerto che non si accontenta di un presente fermo. Un gioco di tempi nello spazio di un disco, di nove tracce che non conosco tatto, né metodi per addolcire la pillola.
In seguito al cambiamento di formazione della band, è avvenuto anche un cambio di sonorità, prima molto più stoner, ma non hanno perso grinta e capacità. In questo percorso musicale ed artistico che li condurrà ad un’identità sempre più consolidata, i Vostok si collocano in una posizione favorevole, come un gruppo che sta conoscendo sé stesso e che, grazie a questo, potrà raccontare sempre meglio il mondo per cui si indigna.
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Il mio nome è Mary, sono nata nel 1990. La città da cui vengo è Sessa Aurunca, una collina tra Lazio e Campania; la città che ho scelto è Napoli, dove mi sono laureata in Scienze Politiche e dove scappo sempre, ogni volta che posso. Adoro cucinare e avere un bicchiere di vino in mano. Ho sempre scritto per amore, per me stessa, perché non conosco un altro modo per parlare di ciò che nella vita è importante, delle mie passioni, dei miei dolori. Molto semplicemente non conosco un altro modo per parlare della mia anima: ecco perché scrivo di musica.
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