Trionfo o Disastro? Il nuovo album dei We Lost The Sea è sicuramente un Trionfo
Il post-rock è in formissima e lotta insieme a noi, e la band Australiana We Lost The Sea ne è la rappresentazione tangibile.
Il nuovo album Triumph & Disaster, pubblicato il 4 ottobre 2019 per Bird’s Robe Records / Dunk!records, è il quarto album della band strumentale, e si compone di sette tracce magmatiche, e, come nella solita tradizione del mondo del post-rock, anche super lunghe, Towers aprifila del disco, dipinge scenari ora apocalittici, ora glaciali, condendo in 15 minuti ed oltre, un mix di elementi piuttosto eterogenei tra loro: code immense, echi e riverberi, riff spigolosi, brividi dark-gothic.
Spazio vien concesso anche ad una sorta di Ballads contemporanea, A Beatiful Collapse, dove si intinge il plettro in acqua, facendo spargere goccioline di malinconia e speranza per tutto il tempo del pezzo, dove, solo dopo la lunga intro armonica, si inseriscono elementi elettrici e riverberati del mondo post-metal.
Gli inneschi in repeat più apprezzati sono quelli in levare, quasi a rappresentare dei momenti irraggiungibili, in continuo cambiamento spazio-temporale.
Il bello dei We Lost The Sea è il riuscire a parlare senza mai pronunciare una parola, attraverso strumenti, tempi musicali atipici e corde metalliche vibranti.
Anche questa volta Mark Owen, Matt Harvey, Nathaniel D’Ugo, Mathew Kelly e Kieran Elliott (corrente line up) sono riusciti a esprimersi con disinvoltura magistrale.
The Last Sun si atteggia ad un vero e proprio pezzo post-rock con rimandi al metal. L’inizio in riff circolari crea una piattaforma ideale sulla quale posizionarsi prima di spiccare il volo con assoli acutissimi.
Mother Hymn a sorpresa si apre con una vocalist da soul, accompagnata dal piano e nel prosieguo da chitarre e tromba, un degno finale inaspettato, ma assolutamente meritevole.
Poliedrici, profondi, epici, apocalittici e a sorpresa romantici. Un gruppo che meriterebbe senza alcun dubbio un gradino del podio fra gli album del 2019.
Classe 93, laureata in giurisprudenza, specializzata in criminologia. Praticante avvocato, scrivo di politica e di diritto su diverse testate. Sono campana ma mi sono trasferita a Padova.
Sono appassionata di musica, suono il piano ed in passato ho suonato malissimo una sgangherata Soundstation mancina.
I miei generi preferiti sono il rock alternative, lo stoner e la musica classica. Sono stata una metallara nell’adolescenza, divorando con disinvoltura i dischi degli Slayer.
Il mio compositore preferito è Prokofiev ma se la gioca con Shostakovich. Amo Elliot Smith ed ascolto con “diligenza da scolara” cose che non conosco. Normalmente sono una tipa che si appassiona con facilità.
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