Arriva una ventata tropicale con i Wet Satin
Il caldo ti soffoca? Non riesci a sopportare l’afa e la calura di una delle estati più roventi degli ultimi anni? Niente paura, ci pensano i Wet Satin a rinfrescarti con il loro sound a base di space-rock, influenze anni ’50 e ’60 e ritmi tribali.
La band di Los Angeles nata dalla collaborazione fra Jason Miller e Marc Melzer dei Lumerians descrive il proprio suono con il termine “Kosmische Tropicale”, un’espressione che racchiude l’entusiasmo condiviso dai due per gemme perdute di Cosmic Disco, Cumbia, Afrofunk e Library Music.
Per comprendere a pieno l’omonimo album del duo basta ascoltare la prima traccia, Witch Kraft Singles: nel brano convivono le due anime della band, da un lato le chitarre psichedeliche e il groove del basso, dall’altro i ritmi della cumbia che trascinano l’ascoltatore in un posto esotico. Vibrafono e rhodes vengono utilizzati per unire i due mondi e creare così una amalgama frizzante.
Entriamo nel vivo del disco con Golden Prawn: nella sua semplicità la sezione ritmica riesce ad essere coinvolgente fin da subito mentre al vibrafono e ai synth spetta il compito di dare colore alla traccia. Il risultato è un vortice lisergico con un finale affidato alle percussioni tribali, vera ciliegina sulla torta del brano.
Con Bad Wax il duo punto a mischiare sonorità cosmiche e ritmi esotici creando una giungla robotica di suoni. Un sorprendente inizio post-techno affidato alle pulsazioni elettroniche viene ammorbidito dalle incursioni dei sintetizzatori tramutando il brano in una produzione ipnotica e seducente.
Tra i momenti più leggeri del disco va menzionato sicuramente FonzieDance4u: il dub elettronico del basso e della batteria incontra le tastiere psichedeliche e i fraseggi prog della chitarra per un mix interessante e ben riuscito.
Un buon esordio quello dei Wet Satin per Fuzz Club, con l’omonimo album la formazione americana è stata in grado di cucirsi addosso un sound personale ricco d’influenze, fresco, che farà parlare a lungo di questa band.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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