Whitney K: è difficile essere Dio
Non si giudica mai un libro dalla copertina, è vero, ma nel caso dei dischi spesso sono un vero e proprio elemento distintivo in grado di catturare l’attenzione rimanendo impressa nella mente dell’ascoltatore.
Il dipinto di Caro Deschênes raffigurante un cane che si alza in volo sopra i corpi defunti di Bob Dylan, Lou Reed e Kris Kristofferson, è l’elemento distintivo di Hard To Be A God, secondo album di Whitney K all’anagrafe Konner Whitney.
Già dalla copertina infatti si evince il tributo ai grandi cantautori del passato, un mini-album di folk blues nel quale, prima di mostrarsi come una divinità, Whitney ci racconta la solitudine e il dolore nascoste dietro l’essere umano.
Hard To Be A God rilasciato per Maple Death Records vede il cantautore canadese accompagnato dall’amico, musicista e collaboratore all-hands-on-deck Joshua Boguski e dal polistrumentista Avalon Tassonyi in quelle che sono cinque tracce struggenti e aspre di folk-rock.
L’apertura è affidata alle note di Where Digging Through The Snow, una ballata onirica influenzata dal country con la voce narrante di Whitney, chiaro riferimento a Leonard Cohen. Piano e violino insieme disegnano una trama malinconica che risalta il lirismo del nostro.
Mentre Not Unlike A Rock pesca nell’acid rock alla Summer of Love tra lick di chitarra e tastiere alla Doors, Two Strangers mira nervosamente in direzione di Lou Reed, un rock’n’roll scarno e senza fronzoli che risalta la voce di Konner.
In chiusura Song For A Friend è una liturgia rock alla Velvet Underground, una straordinaria canzone sulla perdita di un amico. Un brano ipnotico che vede la trama nascere dall’intreccio tra archi e pianoforte con un travolgente finale tutto in crescendo.
Hard To Be A God è un omaggio agli dei del rock, un mini-album che guarda al futuro celebrando il passato, senza mai dimenticare di essere umani.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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