Con Mind Hive si assottiglia la vena creativa dei Wire
Il nome dei Wire è scritto a caratteri cubitali nell’Olimpo del punk. Difficile trovare una band odierna che non annovera fra le sue ispirazioni il gruppo di Londra, che ha regalato alla fine degli anni ’70 tre capolavori fondamentali per l’evoluzione del post-punk, Pink Flag, Chairs Missing e 154.
Poi, tra scioglimenti e reunion, la vena creativa si è inevitabilmente infiacchita, non riuscendo più a replicare quegli album immortali. Dopo l’ultima reunion, però, datata 2006, i Nostri hanno ritrovato nuova linfa creativa, che li ha portati a pubblicare ben sei dischi nuovi nel corso degli anni, fino al settimo, Mind Hive, in uscita il 24 gennaio 2020 per Pink Flag.
Sin dal primo ascolto è evidente che lo stile del gruppo sia rimasto coerente nel corso dei decenni, ma allo stesso tempo prosegue quel cambio di sound già avviato negli altri lavori del nuovo millennio che li ha portati prima su lidi electro-pop, come in Change Become Us del 2006, poi all’art rock di Silver/Lead.
Non sorprende, quindi, trovare sia riff spigolosi, come nella convincente traccia d’apertura Be Like Them, che riporta ai primi lavori del gruppo, sia momenti molto più armoniosi e melodici, come nella successiva Cactused, che strizza l’occhio all’indie rock. Primed and Ready risente in maniera evidente del pop anni ’80, risultando decisamente agèe, Off the Beach con il suo riff spensierato sta a metà fra il dream e l’indie pop.
I ritmi si fanno più accesi sono nella parte finale dell’album. Il giro di basso di Oklahoma fa da protagonista in un pezzo a metà fra la psichedelia ed il punk, con le tastiere che creano un atmosfera quasi space, mentre è con la lunga Hung che si arriva al momento migliore dell’album: un climax art punk, con una struttura aperta pronta ad esplodere definitivamente nella jam strumentale finale, che mostra il gruppo in gran forma.
Purtroppo non basta per risollevare del tutto un album che complessivamente non convince. Con una parte centrale fin troppo fiacca, Mind Hive mostra la volontà da parte dei Wire di allargare i propri orizzonti, ma allo stesso tempo è evidente una mancanza di ispirazione che penalizza il risultato complessivo.
Classe ’99, laureato in Lettere moderne e alla magistrale di Filologia moderna alla Federico II di Napoli.
La musica e il cinema le passioni di una vita, dalla nascita interista per passione e sofferenza.
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