Wojtek: l’odore della pioggia sulla terra
Petricore è la quarta uscita discografica dei Wojtek, rilasciata il 19 settembre in formato vinile e cd per Flames Don’t Judge, Fresh Outbreak Records, The Fucking Clinica, Dio Drone, Shove records e Violence in the Veins, in versione tape tramite Teschio Dischi.
Un ulteriore passo in avanti per la formazione padovana con questo nuovo album che suona corrosivo e feroce, caratterizzato da un drumming violento e da linee melodiche più armoniche e inaspettate rispetto al passato.
Le sei tracce di Petricore mostrano i diversi lati della personalità della band suonando talvolta più veloce, talvolta più pesante, sfociando in sottogeneri diversi sempre legati alla matrice sludge/hardcore.
Si comincia subito con un pugno allo stomaco dal titolo di Hourglass. La prima traccia è una ventata di chitarre taglienti coadiuvata da una ritmica impetuosa che accompagna il growl di Mattia Zambon. Un brano hardcore a tutti gli effetti, suonato in maniera furiosa con una carica di violenza rara.
La terza traccia, Now That You are Gone, godibilissima, a tratti catchy con Zambon ancora sugli scudi ad urlare al mondo intero, questa volta supportato dai cori dei compagni di formazione che si alternano per tutta la durata della prima parte. La sezione ritmica è dominante con il drumming potente e preciso ben coadiuvato dal basso. Le chitarre invece si ammorbidiscono trovando soluzioni melodiche che le fanno avvicinare al nu metal.
Il singolo Giorni persi è il primo brano cantato in italiano dei Wojtek: istintività rabbiosa, ritmica schiacciasassi e strappi brucianti delle chitarre vanno a comporre una canzone dalle tinte emocore.
I Wojtek mischiano le carte in tavola con Petricore, un lavoro veramente valido e versatile con un’oculata produzione che va a sfociare in territori che, precedentemente, erano stati poco solcati dai nostri. Probabilmente il miglior album della band veneta realizzato finora.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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