L’approccio minimalista di Yellow6
Tra i nomi più importanti della scena ambient/post-rock,Yellow6 al secolo Jon Attwood, torna su Sound In Silence con The Cloud Factory, il nuovo album pubblicato il 5 luglio 2021 per la boutique record label ateniese.
The Cloud Factory è composto da dieci nuovi brani basati su loop astratti sormontati da intrecci ripetuti di chitarre pulite con un approccio minimale alla composizione.
Con Downhill Fast il musicista di Leicestershireha composto una trama armonica malinconica basata su un arpeggio ripetuto per tutta la prima parte del brano. La seconda parte è affidata a fugaci pennellate drone-doom che danno alla composizione un sentore cinematografico.
In Mayday la malinconia lascia il passo alla solitudine: la chitarra regala emozioni a suon di fragili arpeggi che, intrecciandosi, confezionano una polverosa architettura sonora. La chitarra si sdoppia e si triplica diventando la protagonista della sceneggiatura di Yellow6.
Riverside sembra uscita direttamente da Mr. Beast dei Mogwai col suo fluire lento e gli arpeggi cristallini. Strati su strati di chitarre che vanno aprendosi lentamente, senza impeti violenti, ma sviluppando un crescendo sognante enfatizzato dai droni di fondo.
Introdotta dal grattato della chitarra, Tides è uno dei momenti più ombrosi dell’album. Yellow6 offre un’elegante linea di chitarra alla quale si aggiunge una seconda sdoppiata con l’octaver per fungere da linea di basso. Su questo tappeto Attwood poggia delle note leggere e luccicanti che danno le giuste sfumature a un brano ipnotico e suggestivo.Rain Twins si mantiene musicalmente in direzione delle colonne sonore: un paesaggio noir e inquieto dipinto dal gioco di toni delle linee di chitarra.
Con The Cloud Factory Yellow6 ci mostra un nuovo lato di sé. Ogni album del chitarrista inglese è come una lettura di una pagina di un diario segreto, a ogni capitolo Attwood ci apre le porte su un lato diverso della sua personalità.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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