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Yuko Araki ci riporta ai suoi inizi noise

Yuko Araki è un’artista in continuo divenire, dagli inizi come pianista fino all’ossessione per il metal e l’hardcore, passando attraverso il rumore e l’elettronica dei suoi progetti solisti. Esperienze e influenze che hanno plasmato l’approccio della musicista giapponese arrivando oggi a pubblicare un album come Zenjitsutan – 前日譚 in cui lunghi droni noise vengono immortalati in un’opera che riprende l’improvvisazione noise dei live set proposti all’inizio della sua carriera.

Questa nuova release non poteva avere titolo migliore: Zenjitsutan – 前日譚  significa appunto prequel in giapponese, il racconto di come tutto sia cominciato chiudendo così il ciclo della sua serie di album numerati con il numero zero.

Ma veniamo alle tracce: in apertura la title track è semplicemente suono puro, un rumore statico acuto che viene lentamente superato da altre frequenze e feedback capaci di evocare un senso di oppressione e terrore nella tua testa. Una mitragliatrice noise che non smette di fare fuoco neanche dopo che il suo obiettivo è stato asfaltato.

Nella parte centrale quando Araki inizia a suonare con frequenze più basse il suono diventa pulsante: mentre in Cyprium lo scontro tra alti e bassi induce ansia dando vita a un incubo ad occhi aperti, con Lithos i suoni a grappolo si trasformano in una cupa e terrificante pioggia di onde in grado di sovrastare i glitch e lasciando che il caos regni sovrano. Il brano è una combinazione di varie texture e frequenze che pulsano a ritmi diversi e contraddittori, celebrando la natura conflittuale dell’esistenza stessa.

Zenjitsutan – 前日譚 non è un album per tutti, soprattutto non è adatto a chi per la prima volta si approccia al mondo sonoro di Yuko Araki. Attenzione, non sto dicendo che Zenjitsutan – 前日譚 è un album scadente, tutt’altro. Sicuramente differente dai suoi predecessori, lontano dalle trame complesse, con i motivi futuristici e le ambientazioni post-industriali che cambiano lasciando emergere minacciosi paesaggi sonori. Consigliato solamente a chi vuole conoscere un altro lato dell’artista giapponese.



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