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Lambda: ricerca melodica e sperimentazione

A cavallo fra Il Cairo e Berlino sia musicalmente che spiritualmente, il sound di ZULI è una continua evoluzione portata avanti in due mondi diversi fra loro. Un insieme di culture abilmente mescolate in una proposta sonora che rifugge etichette e di cui è possibile intravedere solo qualche influenza: dal deconstructed club all’UK bass, dal post-industrial al glitch hop.

Tiene fede a queste premesse anche il nuovo Lambda, in uscita il 5 luglio 2024 per Subtext, che sin da un primo ascolto sembra accentuare maggiormente la componente melodica, non lasciando comunque da parte le innumerevoli sorprese che può scaturire da un album che resta innanzitutto ibrido. Circondatosi da importanti collaboratori quali MICHAELBRAILEY, Coby Sey e Abdullah Miniawy, ZULI sembra dare inizio ad una nuova parte della sua carriera, cercando di raggiungere una maturità che va parzialmente oltre le sperimentazioni.

Se i tre anni di produzione, a cavallo fra le due città di cui sopra, sono stati volti alla ricerca del dettaglio e della forma, il risultato è percepibile sin dai primi brani, come testimonia la doppietta Trachea / Syzygy: nel primo una voce robotica si erge sui droni, così come nel secondo MICHAELBRAILEY contribuisce a mantenere l’alienazione con echi e cori.

Miniawy impreziosisce Plateau, forse il pezzo che più di tutti rispecchia ricerca melodica e sperimentazione: archi, elettronica e la voce del polistrumentista egiziano danno vita ad un canto votivo in una notte in mezzo al deserto. Il singolo 10000 (Papercut pt.1) ne è parzialmente un alter ego: all’atmosfera avvolgente di Plateau risponde con la forza, accentuando droni ed elementi industrial, mentre la voce di Brailey sembra essere la controparte allucinata di quella di Miniawy. Menzione necessaria per Fahsil Qusser, che prende ispirazione da una poesia scritta dal padre, e per Ast, in cui Coby Sey declama versi su una base distorta e fluida.

Lambda è senza ombra di dubbio il disco più ambizioso di ZULI, che dimostra una capacità compositiva ormai pienamente matura. Consapevole dei propri mezzi dà vita ad un album ricco di sfumature e dettagli, ma allo stesso tempo riesce a evitare una patina di freddezza grazie ad un racconto elettronico che ben spiega gli anni di produzione tra l’Egitto e la Germania.



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